Non potevo saltare Barcellona! Anzi consideravo questa tappa come degno coronamento ad un viaggio eccezionale. Così, grazie anche ad una serie di fortunate combinazioni, la sosta nella capitale catalana si è trasformata in un viaggio nel viaggio avendoci passato tre giorni pieni accompagnati dalla presenza di una buona parte della mia famiglia che per pura combinazione aveva deciso di trascorrere qualche giorno del periodo carnevalesco proprio nella città di Gaudì: e quindi eccomi qui a girare per le vie di Barceloneta e del Barrio Gotico con moglie, madre, cognata e nipoti!
Era dal 16 giugno dell’anno scorso che non vedevo nessun membro della mia famiglia fatta eccezione dei pochi giorni nei quali Alessandra e due figlie (che ne n vedo l’ora di riabbracciare, soprattutto Arianna che non c’era perché in Inghilterra…) sono venute ad accogliermi a La Rochelle dopo il primo mese e mezzo di scorribande marine e prima della partenza per la mia Lunga Rotta.
L’arrivo a Barcellona, già di per sé è stato decisamente emozionante, con l’ingresso nel Rial Club Nautico che si apre – è proprio il caso di dirlo perché il bacino è chiuso da un moderno ponte levatoio per la maggior parte del giorno – proprio in fondo all’immenso porto commerciale, dove entrare in solitario e per la prima volta nella vita fa sorgere una sensazione simile a quella che si prova un quarto d’ora prima di essere chiamati alla cattedra per sostenere un esame universitario. Sapete quel senso di disagio misto a nausea che si manifesta come una vibrazione spiacevole nella pancia, come per preannunciare il fatto che stai rischiando di fare una cazzata enorme o perlomeno una figura barbina…… Non so se rendo l’idea 😅
Il tutto “condito” dalla consapevolezza della scarsissima manovrabilità della barca determinata dallo stato (pietoso) del suo povero timone. Infine, per gradire, una volta che il ponte si è aperto per farti passate ed entrare nel bacino portuale, subito si richiude dietro la poppa e tu hai la spiacevolissima sensazione di “stretto e angusto” che davvero mal si adatta ad una barca a vela gia’ poco manovriera quando è in piena forma. Tatì, infatti, non è proprio un esempio di agilità in manovra. Oggi, ad esempio, si è abituati all’elica di prua su barche di queste dimensioni….ma non era nemmeno nei sogni dell’architetto (il grandissimo Carlo Sciarrelli!) quando venne progettata quasi cinquant’anni fa 😅
Arrivo mercoledi nel pomeriggio, giusto in tempo per andare in aeroporto ad accogliere Ale che arrivava da Milano per stare con me fino a domenica.
Ripeto: erano più di 8 mesi che non ci vedevamo “in carne ed ossa” anche se le frequenti email satellitari e le telefonate (anche in video da quando sono sbarcato in Europa ormai un mesetto fa) hanno decisamente attenuato l’attesa. Ma rivederla è stato emozionante e sono favvero felice di essere riuscito a mantenere l’impegno di rientrare per il 21 marzo che sarà l’anniversario delle nostre nozze d’argento!!
Ma torniamo alla città: ci ero stato anni fa e solo per alcuni giorni e devo dire che l’ho ritrovata davvero eccezionalmente bella! Ben tenuta, ricchissima di opportunità culturali, pulita e con le persone estremamente cordiali ed aperte. Anche per quanto riguarda il “nostro piccolo mondo nautico”, dove ho voluto provare l’abilità di un meccanico locale facendogli sostituire le cinghie del motore ed il supporto del filtro del gasolio che perdeva carburante ormai fin da Sant’Elena, ammorbando l’interno del Tatì tutte le volte che accendevo il motore, anche per poco tempo. Lavori perfettamente eseguiti, velocemente e al giusto prezzo, anzi 😉
Che dire poi delle splendide atmosfere serali nelle strette vie del Barrio? Tutto davvero stupendo! Da tornare a breve per continuarne la scoperta perché in questi pochi giorni penso di aver gustato giusto “l’antipasto”, anche se l’abbiamo percorsa in maniera davvero “famelica” in lungo e in largo, a piedi e con i bus turistici, tanto da tornare a pezzi in barca ogni sera e non aver nemmeno la forza di mangiare fuori ma accontentandoci delle scorte di bordo che , peraltro, offrono all’ospite ancora una discreta varietà pur dopo questo lunghissimo periodo. Vero è che durante gli scali ho avuto modo di “rimpinguare” la dispensa ma devo dire che tutto quanto era stato previsto per la cambusa alla partenza si è rivelato corretto sia per quantità che per varietà.
Siamo ripartiti (Alessandra è ancora con me e quindi stavolta il plurale è più giustificato…) questa mattina, otto marzo, alla volta di Blanes, una quarantina di miglia a nord.
Giornata favolosa con il mare d’olio e la brezza di 10 nodi da grecale.
….Magari un po’ freschino, giusto per trovare qualcosa da dire nella stupenda perfezione di queste ultime giornate di avvicinamento verso casa
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