Ieri era il 15 luglio ed è esattamente da un mese che sono in mare ininterrottamente. Questo viaggio di avvicinamento alla linea di partenza della regata intorno al mondo (tanti ancora non avevano capito che…non sono ancora nemmeno partito ) si sta rivelando fondamentale per il successo dell’impresa. Non mi era mai capitato in vita mia di fare così tanti giorni in solitario e dovendone affrontare sette/otto volte tanti, avevo ben chiaro fin dall’inizio quanto questo “rodaggio” fosse fondamentale. Le mie esperienze precedenti in solitario si erano limitate a qualche trasferimento invernale da Andora in Costa Azzurra, il giro dell’Elba in 4 giorni su Fujiko (l’altra barca che possiedo: un Mono 22 da regata che tengo normalmente al Circolo Velico di Bellano) e 5 giorni ad aprile di quest’anno, sempre in Tirreno, per cominciare “a fare sul serio”…
Ma ero sicuro della buona riuscita dell’esperimento e ne posso parlare guardando queste duemila miglia (per la precisione 2.121, come da immagine dell’applicazione Boating HD Navionics che ho pubblicato) dietro la poppa di Tatì. Alcune incognite come la solitudine ed il sonno, quelle che forse mi preoccupavano di più, si sono – difficile trovare un termine adatto – ben “armonizzate”.
Di fatto l’incognita che proprio non mi aspettavo e che ho imparato a gestire piuttosto bene, è rappresentata dall’incredibile numero…. di pescherecci che spesso mi costringono a turni di guardia massacranti di notte, perché spuntano da tutte le parti, vanno veloci e…non ci vanno molto per il sottile. Fondamentale, da questo punto di vista, l’installazione dell’apparato AIS, che mi segnala con grande anticipo la presenza di navi, pescherecci ed altre barche nel raggio di 25 miglia da me. Anche se in più di un’occasione, ho dovuto disattivare l’allarme sonoro perché il naviglio in circolazione era talmente numeroso che l’allarme suonava in continuazione…. picchiandomi pesantemente ed eccessivamente sui nervi! Tanto valeva stare costantemente di guardia fuori, no? E vai di:
1) scarpe chiuse
2) calze
3) pantaloni lunghi
4) maglietta
5) felpa con cappuccio
6) cerata completa
7) berretto di lana
8) guanti (….si guanti…a luglio…sul trentottesimo!! )

L’altra incognita che mi ha spiazzato è che l’estate in Atlantico…è simile – appunto! – all’autunno in Pianura Padana. Spessissimo fa un freddo cane, c’è la nebbia e tutto avresti voglia di fare, tranne che un bel bagno in mare: mai più messo un costume negli ultimi quindici giorni! Via piuttosto di tè bollente e tisane varie nel bel thermos che mi hanno regalato le mie bimbe per il mio compleanno 

Bellissimi e frequenti gli incontri in mare che sto facendo, alcuni dei quali li ho già condivisi: delfini, tonni, altri delfini più grossi e dalla livrea scura, quasi nera…e tre balene tutte insieme che mi sono apparse al traverso di Carthagena! Roba da rimanere incantati! Della barca (splendida!! Sotto ogni punto di vista, soprattutto quello della sicurezza) e dei miglioramenti tecnici dell’equipaggio vi parlerò un’altra volta.
Oggi dormo a Baiona, all’interno, proprio in fondo ad una splendida “ria”: chiamano così dei piccoli veri e propri fiordi che si aprono spesso sulla costa portoghese e spagnola, presenti soprattutto qui al nord. E come mi è già capitato in questo mio – in fondo si tratta di questo, no? – bighellonare senza una meta precisa se non l’arrivo a La Rochelle, questo posto è stata una splendida sorpresa! Un luogo, ho scoperto, che per gli spagnoli rappresenta un significato storico davvero particolare, perché qui nel 1493 ritornò la Pinta, la seconda in ordine di grandezza delle tre caravelle di Colombo, annunciando la scoperta del nuovo continente!
In porto ne galleggia, per la gioia dei turisti, una replica fedele: mamma mia che brutte barche che erano le caravelle! Ciondola ormeggiata e panciuta sotto i merli dell’antico castello/forte di difesa, attualmente trasformato in uno splendido “Parador”.
Quanti di voi che sa di cosa si tratti, probabilmente avrebbero abbandonato volentieri la barca all’ancora, pur di farsi una notte in un autentico parador, dite la verità! Ma invece io vi confesso – liberi di crederci o meno – che preferisco di gran lunga addormentarmi, in rada, nella mia cuccetta…sobbalzando ogni tanto per i tre/quattro secondi dell’acido suono della pompa di sentina…
Domani, poi, un altro mito dei navigatori e dei solitari in particolare: Cabo Finisterre! Poi A Coruna e il graande Golfo di Biscaglia.
Dai (o dàje!, come usa ultimamente dire…): ancora 400 miglia…il più è fatto.
….il più deve ancora venire….