MI piace la parola procedere. Ha relazione con avanzare ma anche con migliorare e trasformare. Sono poco piu di dieci giorni che sono partito per raggiungere La Rochelle e in questo momento sto scrivendo quando mancano esattamente 100 miglia ad Ibiza, la nostra prossima meta.

Come accade tutte le volte anche oggi ho apprezzato il momento in cui la costa sparisce dietro la poppa di Tati’ e si resta da soli apparentemente senza riferimenti se non questo immenso cerchio d’acqua. Mi sarebbe piaciuto andare solo a vela ma il vento non lo puoi ordinare e anche oggi e’ molto debole e quasi dritto di prua. Quindi stiamo facendo lunghissimi bordi mantenendo anche il motore acceso perché se no la velocita’ sarebbe pressoche’ zero e la direzione completamente sbagliata.

In questi giorni continuo a “ripassare” la barca da prua a poppa per sistemare al meglio tutte le manovre e ad apportare infiniti piccoli miglioramenti che potrebbero rivelarsi molto utili in caso (ma non sara’ un caso con tutte le migliaia di miglia che dovro’ percorrere 😅) di tempo cattivo, con la barca che assomigliera’ al cavallo meccanico dei rodeo americani. Una delle piu’ importanti migliorie consiste nell’installazione della life-line, che avevo gia’ acquistato tempo fa e che oggi ho deciso di mettere in opera. Penso di utilizzare la semplice tecnica della gassa alla base della bitta di prua e della volta su quella di poppa, su entrambi i bordi. In questo modo non devo preoccuparmi della cucitura dei capi ed avro’ sempre la possibilita’ di regolarne la tensione facendo avanzare un buon riscontro al termine di ogni striscia. Inoltre per questo viaggio non sto certo a preoccuparmi troppo degli aspetti estetici…(mi scuso con quanti avranno avuto difficoltà a capire quest’ultima frase…😉)

Comincia, anche se non ancora del tutto, a rallentare la testa.
Riesco finalmente a leggere e a riflettere sulle cose che davvero mi interessano e mi accorgo che durante le telefonate con la mia famiglia e gli amici, anche dall’altra parte si percepisce maggiore tranquillita’, cosa che invece a Milano facevo ormai troppa fatica a trasmettere.
Devo segnarmi queste riflessioni gia’ ora per ricordarle quando saro’ di ritorno tra qualche mese. Ho ripreso anche a leggere (o forse adesso dovrei dire studiare, perche’ può essere usato anche come un manuale) la “Lunga rotta” di Moitessier ed e’ divertente, oltre ai suggerimenti pratici nascosti tra le righe, osservare che anche lui 50 anni fa provava le medesime pulsioni, provava le stesse tensioni…

Si procede dunque. E’ tutto davvero grande